Il lavoro e i giovani senza speranze
Le voci sono sempre più numerose, i mormorii cominciano a diventare grida. Sono i giovani che devono entrare a pieno diritto nel mondo del lavoro, diplomati e laureati, e che ancora a 30 anni e passa non ci sono riusciti. Oppure fanno lavori precari a tempo determinato, tre mesi, sei mesi e ciao. Per non parlare degli stagisti che con la scusa che devono imparare, lavorano e non vengono retribuiti, semmai un'elemosina. Spesso anche chi lavora da alcuni anni presso un'azienda non ha prospettive né di carriera né di aumento di stipendio. Come si fa a pensare di vivere in una propria casa, di sposarsi, di metter su famiglia? Mi ha colpito ciò che scrive su un giornale un laureato di 32 anni che ha finalmente trovato lavoro e quasi si sente a disagio , unico fra tutti i suoi amici. Scrive: " C'è un malumore diffuso tra le persone della nostra età, un primo segnale di consapevolezza comune, politica e sociale. In alto sottovalutano la situazione, pensano che l'unica cosa che sappiamo fare sia consumare ed essere frustrati. Io dico che non sarà sempre così, cresce fra noi una voglia di riscatto, vestire non di marca ed essere belli ugualmente, abolire le macchine e spostarci senza problemi, abbandonare le discoteche e trovare un modo ancora migliore di divertirci e stare insieme, abbandonare la tv per rivedere solo vecchi film o andare a teatro, comprare sempre meno dischi per scambiarceli in rete, viaggiare fai da te e vivere avventure ancora più emozionanti, sbattere in faccia a questi nostri squallidi imprenditori i loro contratti flessibili che servono solo a scaricare i rischi d'impresa sui lavoratori."
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